Raffaele
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Voglio fare un paio di post inerenti la conservazione dell’olio nella plastica. In questo primo post parlerò del PET (polietilene tereftalato).

Partiamo col dire che attualmente la conservazione dell’olio per l’utente finale si fa con:

  • Latta
  • Vetro
  • PET (polietilene tereftalato)
  • Bag-in-box

Di quest’ultima voce parlerò in un post ad hoc, ho preso contatti con una azienda produttrice di contenitori chiedendo maggiori dettagli; con le risposte che mi hanno dato e con le altre informazioni di pubblico dominio credo che riuscirò a scrivere un post proprio nei prossimi giorni.

Veniamo al punto saliente di questo post. Alcune aziende propongono il proprio olio EVO in confezioni da 3 o 5 litri in plastica trasparente. Un esempio è questa azienda spagnola, Olio di Las Valdesas, che tranquillamente ci dice di imbottigliare in plastica trasparente il proprio olio; ci dice che è un sistema pratico, sicuro e conveniente. Se do retta a quello che mi dicono al corso da assaggiatore, si tratta di autentica blasfemia.

Tuttavia voglio qualcosa di più certo, quindi mi affido a due studi: uno greco e uno francese.

Lo studio greco è stato realizzato dal Dipartimento di Scienze dell’alimentazione e nutrizione umana, della Facoltà di Agraria dell’Università di Atene. In questo studio è stato osservato per un anno il comportamento di bottiglie in PET riempite d’olio e bottiglie vuote, conservate a diverse temperature (15, 30 e 40° C.).

E’ stato osservato che l’olio modifica nel tempo la struttura del PET già entro i primi quattro mesi.  Ion indicatore che è stato osservato, tra gli altri, è la velocità di trasmissione – permeabilità – dell’Ossigeno, indicata come OTR Oxygen Transmission Rate. Per far capire quanto è grave la situazione provo a mostrare i due grafici che confrontano a) la bottiglia vuota e b) la bottiglia piena di olio:

Risulta immediato capire come viene modificata la struttura del PET a contatto con l’olio, facendo passare più ossigeno nel corso del tempo. Una volta visti questi grafici, vorreste comprare l’olio in quelle taniche di PET esposte negli scaffali per mesi? Io NO!

Passiamo allo studio francese della rivista 60 milioni di Consumatori, che è tipo il nostro Salvagente o Il Fatto Alimentare. Nel loro studio hanno testato la presenza di ftalati in 22 marchi di olio EVO in vendita. In questo caso non si tratta di olio in plastica ma di bottiglie dal vetro scuro, quindi l’eventuale contaminazione può essere avvenuta durante i processi produttivi o di conservazione.

C’è da preoccuparsi? Secondo me in questo secondo caso non molto, perché per legge non si possono utilizzare materiali contenenti ftalati nelle fasi di produzione e trasporto o stoccaggio.

Serve più controllo sicuramente, ma alla base c’è un approccio corretto. Sarà che ai francesi piace solo il burro?

Nel prossimo post vediamo invece un ulteriore metodo di conservazione: il bag-in-box!

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